Ospitato al Ferro Fini il convegno "Terre rare: il patrimonio culturale privato nel Veneto". Un focus sul ruolo economico, culturale e sociale delle nostre Dimore Storiche.

25 gennaio 2024

(Arv) Venezia 25 gen. 2024 - È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il quarto Rapporto – anno 2023 - dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, fonte di riferimento per la corretta definizione del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli immobili privati di interesse storico-artistico in Italia.

Il Rapporto è stato realizzato dalla Fondazione ‘Bruno Visentini’ e promosso dall’Associazione ‘Dimore Storiche Italiane’, in collaborazione con Confagricoltura e Confedilizia.

L’obiettivo è supportare le istituzioni nella definizione delle politiche da adottare per rilanciare il patrimonio culturale privato, che costituisce oltre il 17% del totale secondo l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.

Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha portato i saluti istituzionali e ha ringraziato “il Presidente della Prima commissione, Luciano Sandonà, per aver fortemente voluto presentare il quarto Rapporto annuale dell’Osservatorio qui, a palazzo Ferro Fini, la casa di tutti i Veneti, lo spazio ideale per affrontare un tema su cui la Politica ha molto da riflettere e molto da fare”.

“Credo che la prima cosa da fare per salvaguardare e promuovere il patrimonio culturale sia costruire e alimentare un forte sentimento di consenso nella cittadinanza – ha affermato Ciambetti - perché si difende ciò che si conosce, come ben disse l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita a Vicenza in occasione del Cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio, ammettendo che quella era la prima volta che visitava Vicenza rimanendone, per altro, ammaliato. Vicenza città Unesco grazie a patrimonio pubblico e privato, sconosciuta persino al Presidente della Repubblica: quando non si conoscono le città, i borghi, le ville, difficilmente la politica ma anche la cittadinanza e gli attori socioeconomici affrontano i problemi o sviluppano le potenzialità di chi è chiamato a gestire quotidianamente quei beni inestimabili. Parlo per conoscenza diretta: sono stato assessore in Provincia a Vicenza e la Provincia è proprietaria della splendida villa Cordellina Lombardi, tra i primi esempi di neo-palladianesimo settecentesco, affrescata dal Tiepolo e so bene quanto costi mantenere quel patrimonio, so bene che gli introiti dati dalle visite coprono in minima parte le spese. La stessa Unesco, quando la Presidente della Provincia di Vicenza avviò l’iter per il riconoscimento di Bene Patrimonio dell’Umanità alle ville palladiane, notò che bisognava trovare forme dinamiche di gestione, compresa la trasformazione delle dimore in spazi di ospitalità e convivialità. E sappiamo bene quanto sia difficile, anche da un punto di vista burocratico e di rapporti con le Sovraintendenza, questa materia”.

“C’è un caso che oggi denuncio – ha continuato il Presidente del Consiglio regionale - come a suo tempo denunciai la vicenda del palladiano villino Forni Cerato, abbandonato e in stato pietoso, ma oggi ritornato a nuova vita grazie a un privato, l’imprenditore Ivo Boscardin, che l’acquisì nel 2017 e dopo un restauro di una correttezza estrema, l’ha riaperto al pubblico. Penso a Villa Eolia a Longare, eretta nella seconda metà del '500 dal conte Francesco Trento, affrescata dal Fasolo e descritta dal Palladio nei suoi ‘Quattro libri dell'Architettura’ del 1570, per lo straordinario sistema di climatizzazione, grazie a condotti sotterranei, naturali e in parte artificiali, collegati a grotte che forniscono d’estate l’aria fredda necessaria a climatizzare l’ambiente. Una villa che affascinò persino Galileo Galilei, oggi proprietà privata, ma che fatica a trovare le risorse per il restauro e la sua messa in sicurezza: in anni di crisi energetica, Villa Eolia è un modello formidabile, che vive paradossalmente una situazione di rischio profondo: questo mi sembra un controsenso”.

“Purtroppo – ha rimarcato Ciambetti - viviamo in una Nazione che dice di avere il 70 % dei beni culturali dell’umanità, una Nazione però nella quale non si insegna capillarmente storia dell’arte, non si insegna ad amare e conoscere questo patrimonio. La storia, soprattutto delle realtà locali, è una delle grandi neglette nell’insegnamento. Magari, sappiamo qualcosa dei sette Re di Roma, ma non conosciamo neanche il nostro territorio, la sua storia, la sua bellezza”.

“Il problema è grave – ha concluso Roberto Ciambetti - soprattutto se consideriamo che anche per gli edifici storici si dovrà affrontare la stagione dell’efficientamento energetico e, quindi, con costi non marginali per le proprietà, tema devastante in una Nazione dove la vetustà del patrimonio immobiliare è abbondantemente diffusa”.

Luciano Sandonà (Lega- LV), Presidente della Prima commissione consiliare permanente, ha giudicato “molto interessanti i contributi offerti dai relatori che sono intervenuti oggi, perché è stato fatto un focus veramente importante sulle problematiche che affliggono le Dimore Storiche. Un tema, questo, sentito in particolare nel nostro Veneto, dove per fortuna ospitiamo tantissimi immobili di interesse storico, artistico e culturale. Ricordo che le nostre Dimore Storiche racchiudono tematiche importanti, come l’ambiente, la storia, la cultura e l’arte. Credo che l’edizione 2023 del Rapporto annuale dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato abbia ben evidenziato le problematiche, le prospettive e, soprattutto, le potenzialità delle Dimore Storiche, indicandoci al contempo le soluzioni più adatte per valorizzare il nostro immenso patrimonio. Una ricchezza di inestimabile valore, in quanto costituisce un importante volano per il turismo e la nostra economia, ma anche per l’enogastronomia e per le numerose eccellenze italiane e venete. Un patrimonio che ci può insegnare anche un nuovo modo di stare assieme e progettare un futuro migliore”.

“Se penso a quello che succede in altri Paesi, come la Francia, capaci di valorizzare le proprie Dimore Storiche che tuttavia, neppure lontanamente, hanno lo stesso valore delle nostre, allora penso che il convegno di oggi debba rappresentare un nuovo inizio, una spinta decisiva per la Politica e il mondo istituzionale affinché essi siano capaci di valorizzare al massimo i nostri beni di interesse storico, culturale e artistico, anche aiutando i proprietari degli stessi, gravati da tanti oneri. Oggi, sono convinto, abbiamo ricevuto, in tal senso, degli stimoli importanti. In attesa della presentazione del Rapporto 2024 e di trasformare in abituale un appuntamento così importante”, ha concluso Luciano Sandonà.

L’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Elena Donazzan, ha espresso “vivo interesse per il tema affrontato oggi e per la qualità dei relatori. È importante divulgare ciò che fa la Regione del Veneto e, in particolare, il mio assessorato, visto che è strategica la ricerca di figure professionali altamente specializzate. Ricordo che dal 2016, ogni anno, dedichiamo grande attenzione e risorse (2,5 milioni l’anno) per valorizzare la figura del tecnico restauratore di beni culturali artistici, usando Fondi comunitari e con il supporto di enti di formazione accreditati, intelligenti nel leggere le esigenze dei vari territori. La formazione di queste figure ha una durata triennale. E, novità di quest’anno, la formazione di giardinieri di Dimore di interesse storico. Credo che proprio la formazione, la quale, peraltro, deve essere ben divulgata, in primis ai giovani, richieda un notevole sforzo di programmazione, garantendo un dialogo costante tra i diversi attori coinvolti. Ed è importante anche il ruolo, in questo ambito, che può svolgere il nuovo Liceo del Made In Italy”.

Dopo aver dato un grande contributo all’organizzazione della giornata, ha moderato il convegno l’avvocato Aldo Rozzi Marin, amministratore unico di ‘Veneto Edifici Monumentali’, società regionale che si occupa della gestione di Villa Contarini, a Piazzola sul Brenta, e del Complesso Monumentale di Monselice.

“Il convegno di oggi – ha spiegato Rozzi Marin – rappresenta una preziosa occasione di confronto tra la Regione del Veneto e i proprietari delle Dimore Storiche. È fondamentale valorizzare in modo adeguato i beni privati di interesse storico, culturale e artistico presenti in Italia e, soprattutto, nel nostro Veneto. Ma, per fare questo, è prima necessario conoscere il fenomeno, le sue dimensioni, l’impatto sociale ed economico che esso determina sui nostri territori, in modo da definire, poi, idonee strategie di valorizzazione. Perché le Dimore Storiche sono parte identitaria della nostra terra, racchiudono la nostra storia. Anche per questo, sono visitate in gran numero dai nostri corregionali e connazionali residenti all’estero. E rappresentano una preziosa fonte di ricchezza per il nostro territorio, generando consistenti flussi economici, all’interno di un sistema più ampio che coinvolge ambiente e territorio, nonché tanti altri soggetti”.

Ha portato i propri saluti Giulio Gidoni, Presidente sezione ‘A.D.S.I. Veneto’.

Tra gli interventi che si sono succeduti, Luciano Monti, docente Luiss e coordinatore dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, ha indicato l’obiettivo: riscoprire le Terre Rare, perché è strategico valorizzare gli immobili privati di interesse storico, culturale e artistico, in particolare quelli presenti nei nostri tanti borghi. E dobbiamo attenzionare maggiormente i giovani, che rappresentano un capitale umano prezioso su cui investire”.

Claudia Cioffi, ricercatrice della Fondazione ‘Bruno Visentini’, ha presentato alcuni dati utili a fotografare la situazione dei beni privati di interesse storico, artistico e culturale. “Il 70% di questi beni è concentrato nei centri storici, il restante 30 nelle aree rurali” - ha sottolineato la dottoressa – Gli immobili esercitano spesso attività di impresa, oltre che ricettiva, aprendo le proprie porte ai visitatori”.

Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia, ha posto l’accento sulla necessità di “essere più consapevoli di ciò che abbiamo, per poi spingere le istituzioni a collaborare nella valorizzazione del nostro patrimonio storico – culturale”.

Per Lodovico Giustiniani, Presidente di Confagricoltura Veneto, “dato che non possiamo delocalizzare le nostre attività, abbiamo il dovere di mantenerle e, possibilmente, migliorarle nel corso del tempo. E credo che ci siano troppi vincoli che gravano sulle Dimore Storiche, soprattutto su quelle presenti nelle aree rurali, ostacolando così l’attività di trasformazione delle stesse che, invece, sarebbe opportuna”.

Amerigo Restucci, Presidente dell’Istituto Regionale Ville Venete, ha posto all’attenzione “l’opportunità di creare una relazione tra i borghi e le ville, a partire da un piano di risanamento dei centri storici. Perché borghi e ville possono essere soggetti attrattori, se collocati in un contesto capace di valorizzarli. Bisogna leggere con attenzione questo Rapporto annuale per tutelare il nostro patrimonio storico- culturale e supportare in modo adeguato i proprietari dei beni”.

Francesco Grimaldi, restauratore beni culturali e rappresentante di CNA, nel suo intervento ha innanzitutto rimarcato “l’importante ruolo svolto dagli artigiani e le difficoltà attraversate dal settore, soprattutto dopo il Covid”, per poi affermare che ci vuole “coscienza e conoscenza per mantenere in buono stato gli immobili privati di interesse culturale. Bisogna portare le nostre botteghe artigiane a essere pronte ad affrontare le sfide della modernità”.

Le conclusioni del convegno sono state affidate a Giacomo di Thiene, Presidente nazionale A.D.S.I. – Associazione Dimore Storiche Italiane – il quale ha evidenziato “il ruolo fondamentale svolto dall’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, capace di assicurare un valore quantitativo alla qualità dei nostri beni culturali privati, che nessuno potrà mai mettere in discussione. L’Osservatorio, infatti, ci fornisce dati e numeri, indispensabili per poter definire una politica capace di costruire il futuro. E dobbiamo partire dal nostro vero capitale: i giovani e il patrimonio culturale di cui disponiamo”.

“Non dobbiamo prevedere ulteriori oneri a gravare sulle Dimore Storiche: alla Politica, anzi, dobbiamo chiedere una semplificazione mirata, affinché il patrimonio culturale possa essere parte attiva della ripartenza” - ha concluso Giacomo di Thiene - che vede “il sistema Veneto un modello ideale. Ma serve uno sforzo ulteriore, da parte della Regione, per valorizzare l’Istituto Regionale Ville Venete, mettendolo nella condizione di poter rispondere alle rinnovate esigenze che si palesano oggi”.